Prima che esistesse la scienza esatta dell’Agronomia,
prima delle indicazioni delle multinazionali di macchine agricole,
prima dei PSR e delle indicazioni europee,
prima dei computer e dell'Intelligenza Artificiale
prima ancora che ogni agricoltore fosse educato nelle scuole,
la vera educazione contadina veniva impartita con la saggezza popolare.
In questo contesto, sia i riferimenti temporali ( i mesi dell’anno ad esempio ) anche sotto forma dei santi giornalieri o i riferimenti ai comportamenti di animali e altre piante , erano dritte sicure, preziosi suggerimenti su come coltivare il proprio podere.
L’Italia, la patria della biodiversità, è maestra in questo campo e le tante nicchie biologiche del bel paese che si prestano a tanti tipi di culture, diventano allora una fonte inesauribile di questa saggezza bucolica.
Abbiamo scelto quindi di raccogliere tutta la nostra conoscenza in questa pagina, per non dissipare un patrimonio antropologico senza eguali al mondo.
Non tutti i terreni possono produrre tutto. (VIRGILIO)
La felce da bruciare cresce nei campi non coltivati.” (ORAZIO)
METEO
Sotto la Neve ci sta il pane, sotto la pioggia ci sta la fame
L'ægoa menûa a l’inganna o vilàn, pâ ch'a no bagne e a ghe passa o cabàn (La pioggia minuta inganna il villano, sembra che non bagni e gli passa la giacca)
Tre cose vuole il campo, buon lavoratore, buon seme, buon tempo.
Aria rossa, o piscia o soffia.
Aria rossa da sera, buon tempo mena.
Sole a finestrelle, acqua a catinelle
Quando Dio vuole, a ogni tempo piove.
Quando ha tonato e tonato, bisogna che piova
Quand l'invéran e' va sótt, l'instê u j è dla roba par tot; quand l'invéran l'è bagnê l'è cativ neca l'instê (Inverno asciutto, l'estate ricca se è bagnato, anche l'estate è cattiva.)
Le fave quando riscoppiano dopo il gelo, fanno il loro frutto, non così il lino.
CONSIGLI ED AVVERTIMENTI
Per fare un buon campo ci vuole quattro m: manzi, moneta, merda e mano.
Poni i porri e sega il fieno, a qualcosa la chiapperemo.
Nos, fije e castagne, la vesta a coata le magagne. (Noci, ragazze e castagne, il vestito copre le magagne)
Quan’ che al è timp di fà, fâs senze stà a spietà. (quando è il tempo di fare, fai senza aspettare)
Quattrin sotto il tetto, quattrin benedetto
Zris, persgh e còmar t’i n’ pù magnê de’ mêl i n’ti po’ fê. (ciliegie, pesche e cocomeri ne puoi mangiare che del male non possono fare)
Il curioso raccoglie frutto
Rovo, in buona terra covo..
Sega l'erba a luna nuova e la vacca al bisogno trova.
Il fiume presta, ma non vende
L’aja l’è le spessiàri d’i paisan. (L’aglio è il farmacista dei contadini)
Chi vuol prendere frutti non scuota l'albero quando è in fiore
Albero che non fa frutto, taglia taglia..
Beato quel campetto che ha siepe col fossetto.
E' ris e' nëss int l'aqua e e' vò murì int e' ven ( Il riso nasce nell'acqua e muore nel vino) Il concime fa il foraggio, ed il foraggio fa il concime.
Casa fatta, possession disfatta ( Casa fatta e terra sfatta)
Cavol riscaldato e garzon ritornato, non fu mai buono
Serva tornata non fu mai buona.
Chi affitta il suo podere al vicino, aspetti danno o lite o mal mattino
Chi lo letamina l'ottiene, chi lo pota lo costringe a fruttar bene.—ma
Il letame quand'è troppo forte alle piante dà la morte.
Chi assai pone (ed anche Chi lavora e Chi semina) e non custode, assai tribola e poco gode.
Chi ben coltiva il moro, coltiva nel suo campo un gran tesoro.
Chi cava e non mette, le possessioni si disfanno. (la concimazione)
Chi disfà bosco e prà, si fa danno e non lo sa
Chi ha un buon prà, ha un tesoro e non lo sa.
Chi disse piano, disse tanto piano, che non ne toccò a tutti.
Chi fa le fave senza concio, le raccoglie senza baccelli.
Chi ha bachi non dorma.
Chi ha carro e buoi, fa bene i fatti suoi.
Chi ha quattrini da buttar via (o Chi ha del pan da tirar via), tenga l'opre e non ci stia.
Chi ha tutto il suo in un loco, l'ha nel foco.
Chi ha un buon orto, ha un buon porco
Chi non ha orto e non ammazza porco, tutto l'anno sta a muso torto.
Chi lo beve (il campo), non lo mangia.
Nei campi troppo vitati, la sementa rende poco..
Chi pianta datteri non ne mangia.
Chi vuole un buon potato, più un occhio e meno un capo.
Chi vuole un pero ne ponga cento, e chi cento susini ne ponga un solo..
Dove è abbondanza di legno, ivi è carestia di biade.
Dove passi il campano nasce il grano. (il campano pende dal collo del becco che ingrassa i campi.)
Figlio di fava e babbo di lino.
Gente assai, fanno assai, ma mangian troppo, (o grande schiamazzo e lavoro mai).
Non v'è la peggio stretta di quella della falce.
Gran fecondità non viene a maturità.
Gran pesto fa buon cesto..
Il fieno folto si taglia meglio del chiaro.
Il guadagno si fa il giorno della compra.
Il sugo non è santo, ma dove casca fa miracoli.
In montagna chi non vi pota non vi magna..
Albero spesso trapiantato, mai di frutti è caricato.
Quando la pera è matura, casca da sé. .
Il pidocchio non ha faccia, e però sta saldo.
Morta l'ape, non si succhia più mèle.
Quannu la quercia sta per terra tutti ce facciu la legna.
L'acqua fa l'orto
La saggina ha la vita lunga.
Loda il monte e tienti al piano.
Quando ben culto sia, che il molto inculto
Per arricchire bisogna invitire (o avvitire).
I castagni non fecero mai aranci.
IL FATTORE..UMANO
Fammi fattore un anno, se sarò povero mio danno.
Fattore, fatto re.
Fattore nuovo, tre dì buono.
Cento scrivani non guardano un fattore, e cento fattori non guardano un contadino.
Tanto vale l'uomo, tanto vale la sua terra.
Voi veder n’uomo da poco, mettilo a far il foco
Avaro agricoltor non fu mai ricco.
A chi non vuol far fatiche il terreno produce ortiche.
Lavoratore buono, d'un podere ne fa due; lavoratore cattivo ne fa un mezzo.
Se il coltivatore non è più forte della su' terra, questa finisce col divorarlo.
Il proprietario di campagna trema sei mesi dal freddo e sei dalla paura.
Il buon lavoratore rompe la cattiva annata/ il cattivo annuale
pê de l'òrtoàn o no goasta l'òrto (Il piede dell'ortolano non guasta l'orto)
Contadin dal poco ingegno, dall’alto al basso spacca il legno
Fa più il padrone co' suoi occhi, che l'opre col badile.
Tra mal d'occhio e l'acqua cotta, al padron non gliene tocca.
C’è chi vanga e c’è chi zappa, il più patacca va a prender l’acqua
L’ARATURA E LE LAVORAZIONI
Chi ara terra bagnata, per tre anni l'ha dissipata.
Se ari male, peggio mieterai.
Ara poco (poco tratto) ma minuto e fondo se tu vuoi empire il granajo da cima a fondo.
Ara co' buoi, e semina colle vacche.
Il bue lascialo pisciare e saziar di arare
Chi vuol lavoro degno, assai ferro e poco legno.
L'aratro ha la punta di ferro; la zappa l'ha d'argento; D'oro l'ha la vanga; e quando vuoi far lavoro degno, metti tra la vanga molto ferro e poco legno.
Se ari male, peggio mieterai.
La Terra dice: Rivoltami, che mi vedrai.
Ara co' buoi, e semina colle vacche.
Chi ara il campo innanzi la vernata, avanza di ricolta la brigata
È meglio una buona e secca scalfittura che una buona e molle aratura.
Chi ara l'uliveto addimanda il frutto
Con un sol bue non si può far buon solco.
Solco rado empie il granaio.
Chi lavora la terra colle vacche, va al mulino colla pulledra. (ovvero poco raccolto)
Neanche il contadino ara bene se non s'inchina.
Non s'ara come s'erpica.
Fossi e capitagne benedicon le campagne
Il campo con la gobba dà la robba.
Chi ara da sera a mane, d'ogni solco perde un pane. (Cioe, da Ponente a Levante)
IL PRINCIPE DEL CAMPO, IL GRANO!
Chi prima nasce, prima pasce.
Il grano seminato per tempo tallisce meglio.
Quando il grano ricasca, il contadino si rizza.
Quando il grano ricasca è segno che v'è molta paglia (il grano è fitto)
Quando il grano è ne' campi, è di Dio e de' Santi; (o è di tutti quanti).
Quando il grano è su' granai (o solai) non se ne può aver senza denai.
Grano e corna vanno insieme. (il costo del grano va insieme a quello del bestiame)
Piante tante, spighe poche
Grano già nato non è mai perso.
Il gran rado non fa vergogna all'aja.
Loda seminare il grano rado.
Sta meglio il grano al campo, che al mulino
In campo stracco, di grano nasce loglio.
… E GLI ALTRI CEREALI
Il mais dice: Fatti in là fratello se tu vuoi che facciamo un bel castello (inteso pannocchia)
Scalzami piccolo e incalzami grande.
Il miglio seminato spesso è a carico, e non leva la fame.
Il miglio mantiene la fame in casa
Se tu vuoi empir le tina, zappa il miglio in orecchina
L'orzòla, dopo due mesi va e ricòla.
La segale nella polverina e il grano nella pantanina.
La segale o il segalato fece morir di fame la comare
Se al furmèint al gh-ha la rēsta a-n gh vôl mai bagnê la tēsta”, se il frumento ha la spiga non gli si deve mai bagnare la testa.
È il gran turco che parla: ed è savio consiglio seguito dai buoni agricoltori. E quando si dice:
Sui cereali: Del fitto non ne beccan le passere.
L'avena svena (impoverisce il terreno)
Formento, fava e fieno non si volsero mai bene.
GLI ATTREZZI DEL MESTIERE
Vanga piatta poco attacca; vanga ritta, terra ricca; vanga sotto, ricca al doppio
Il pennato è quello che fa la foglia.
Vanga e zappa non vuol digiuno.
Quannu Zappi e quannu puti nè cumpari e ne niputi. Quannui è tempu di vignignari
tutti niputi e tutti cumpari ( quando zappi e quando poti ne amici ne nipoti, quando è tempo di raccolto tutti nipoti e tutti compari )
Dove non va acqua ci vuol la zappa.
La vanga ha la punta d'oro
Chi vanga non l'inganna.
LA PROTAGONISTA: LA TERRA
Terra bianca, tosto stanca
Terra nera, buon grano mena.
Chi ha zolle, stia con le zolle.
Terra coltivata, ricolta sperata.
Molta terra, terra poca; poca terra, terra molta.
Terra magra fa buon frutto.
A tæra a-o contadin: làscime a mæ erba, no veuggio a teu merda (La terra dice: lasciami la mia erba, non voglio il tuo letame)
Terren grasso villano a spasso.
Quando la terra vede la vena per sett'anni la terra trema.
LA SEMINA
Pota tardi e semina presto, se un anno fallirai, quattro ne assicurerai.
Semina: presto per natura, e tardi per ventura.
Quando mette la querciola, e tu semina la cicerchiola.
Lavora o abborraccia, ma semina finché non diaccia
Chi semina buon grano, ha poi buon pane; chi semina il lupino, non ha né pan né vino.
Chi semina con l'acqua, raccoglie col paniere
Chi semina nella mota raccolta vuota
Chi non semina non ricoglie
All'apparir degli uccelli non gettar seme in terra.
Andare scalzo e seminar fondo, non arricchì giammai persona al mondo.
La figa è come la terra, quant’è dura lan si smenta.
Chi semina nella polvere, faccia i granaj di rovere
Le fave nel motaccio, e il gran nel polveraccio.
Chi semina fave, pispola grano..
Chi semina in rompone (o arrompone) raccoglie in brontolone. ( chi semina senza aver lavorato, raccoglie poco)
Chi semina sulla strada, stanca i buoi e perde la semenza.
Chi non semina non raccoglie.
Chi semina con l'acqua, raccoglie col paniere.
Chi semina a buon'ora, qualche volta falla, e chi semina tardi, falla quasi sempre.
OLIVA E OLIO
L’ulivo, quanto più ciondola, più ugne.
Commerciante d’ojjo sarà sempre riccu, commerciante de vino è sempre puvirino.
Agli ulivi, un pazzo sopra (o da capo), e un savio sotto (o da piè).:
Leva da capo e poni da piè.
Lu Piantone binidittu arde verde e siccu
Chi vuole ingannare il suo vicino, ponga l'ulivo grosso e il fico piccolino.
Chi vuole tutte l'ulive non ha tutto l'olio
Se l'uliv e fiurés d'avril, 't cundés se barii, se fiorés ad màg t'avré l'a-sàg, se fiurés ad giùgn ta t'ógn apéna e grùgn (Quando mignola d'aprile ammannisci un buon barile; quando mignola di maggio n'avrai tanto per assaggio; quando mignola di giugno t'ungerai appena il grugno).
La prima oliva è oro, la seconda argento, la terza non val niente
Li piantuni voijono tre esse Sole, suli, sale
Dal fiore al coppo vi è un gran trotto. (quando l’ulivo fiorisce molto, e rimane a rischio la maturità)
VITICULTURA E VINO…
Vigna al nugolo fa debol vino.
Vigna piantata da me, moro da mio padre, olivo dal mio nonno.
Poco vino vende vino, molto vino guarda vino
La botte dà del vin che ha.
La vigna pampinosa fa poca uva.
Tante tramute, tante cadute
Il vecchio pianta la vigna, e il giovine la vendemmia.
Chi vuol vin dolce non imbotti agresto.
A vendemmia bagnata la botte è tosto consolata
Chi vindáma trōp prēst svèina pôch e tótt agrēst, (chi vendemmia troppo presto, produrrà poco vino e tutto aspro.)
Casa fatta e vigna posta, non si sa quel che la costa.
Casa fatta e vigna posta, mai si paga quanto costa.
Caro costa la vigna della costa.
Il vino nel sasso, ed il popone (melone) nel terren grasso.
Chi vuole tutta l'uva non ha buon vino.
Chi ha vigna ha tigna.
Se sse vuta lu vino nun fa’ gniente, se sse vuta l’ojio, porta malauguriu
Ogni muta, una caduta.
La vigna dice: Non mi dare e non mi tòrre; non mi toccar quando son molle.
Mejo puzzà de vino che dd’ ojo santo
Vign' e ort' òmmen' mort' (Vigna e orto, uomo morto)
La vigna dice: Se tu vuoi della vite trionfare, non gli tòrre e non gli dare, e più di due volte non la legare
L'annestare sta nel legare.
Vigna de papà mmja e ppjantuni de nonnu mmja
La vigna dice: Vangami nella polvere, incalzami nel fango, io ti darò buon vino.
Poca uva, molto vino; poco grano, manco pane.
Ravasa pa 'l vin ëd lu-na neuva! (Non travasare il vino di luna nuova!)
La Vigna dice: Fammi povera, ti farò ricco
Ramo corto, vendemmia lunga.
Chi vuole un buon raspuglio, lo semini in luglio
IL CANTO DEGLI UCCELLI E DELLA CICALA
Quando canta il Cucco v'è da far per tutto; o cantare o non cantare, per tutto c'è da fare.
Quando canta il Ghirlindò (o Ghirlingò), chi ha cattivo padron mutar lo può , quando canta il Fringuello, buono o cattivo, tienti a quello. (il ghirlindo’ canta in primavera il fringuello in inverno)
Quando a canta al mèrel, andom fora 'd l'invèren; e quand a canta al cocc, e in som fora dal tott
Quando canta il Merlo, chi ha padron si attenga a quello.
Quando canta l'Assiolo, contadin, semina il fagiolo.
E' canta la zighêla: taja taja, a e' patròn e' gran e a e' cuntadên la paja (quando canta la cicala è ora di mietere il grano)
Guai a quell'anno che l'uccello non fa danno
L’ANNO IN CAMPAGNA..
Anno fungato, anno tribolato.
Anno ghiandoso, anno canceroso
Gennaio zappatore / febbraio potatore / marzo amoroso / aprile carciofaio / maggio ciliegiaio / giugno fruttaio / luglio agrestaio / agosto pescaio / settembre ficaio / ottobre mostaio / novembre vinaio / dicembre favaio.
Gennaio e febbraio, tieniti il pollaio; marzo e aprile, capretto gentile; maggio e giugno, erbette col grugno; luglio e agosto, polli e piccioni arrosto; settembre e ottobre, buone lepri col savore; novembre e dicembre, vitello buono per sembre.
GENNAIO
Gennaio ingenera, febbraio intenera, marzo imboccia, aprile apre, e maggio fa la foglia.
Ul pàñ di paişàñ, le sóta ai fiucà dal meş da ginàr. (il pane dei contadini è sotto alle nevicate del mese di gennaio)
Secca de gennaro, chiudi il tinèllo e rràpri el granaro.
A mezzo gennaio, metti l'operaio.
A mezzo gennaio, mezzo pane e mezzo pagliaio.
Se de jennà corre le strade e le gronnare, da settembre corre le canale
Gener fonder, febrer dal cort cul è più trist ch’n è brum. (Gennaio lungo e febbraio corto sono più cattivi di dicembre)
Ann nòv, bon tèmp si ‘n piov. (Anno nuovo, buon tempo se non piove)
Se di gennaio scorre la pioggia per strade e grondaie, in settembre scorrerà il mosto (quindi molto vino) nei pigiatoi.
Gennaro siccu, villano riccu.
Chi vuole un buon agliaio, lo ponga di gennaio.
FEBBRAIO
Chi vuol un bel pagliaio lo pianti di febbraio.
I vintótt di da febràr, mèzz in dúlz e mèzz in mar. (i ventotto giorni di febbraio, mezzi sono dolci
« tiepidi »e mezzi sono amari « freddi »)
Chi vuol di vena un granajo lo semini di febbraio.
A febràr, ànca i gàtt gàn ul gatàr. (a febbraio anche i gatti hanno il catarro)
MARZO
Màrz sücc, gràñ a mücc. ( marzo secco grano a mucchi)
Chi puta intra marzu, o è asinu o è pazzu (Chi nel marzo non pota la sua vigna, perde la vendemmia)
Mêrz cusm e’ cul e no cusm’êt. (Marzo cuocimi il culo e non altro)
La neva marzulena la luta da la sera a la matena.(la neve di marzo dura poco)
Màrz l’é meş da la baltróca, un di al piœv un di al fióca, una girnàva tìra vent,
al di adré al fa bèl temp. (marzo è un mese pazzerello un giorno piove e un giorno nevica ; un giorno tira vento e il giorno dopo fa bel tempo)
APRILE
Se tagli un cardo in april, ne nascon mille.
Aprìl, ógni góta l’é 'n barìl. (aprile, ogni goccia è un barile)
La prim'acqua d'aprile vale un carro d'oro con tutto l'assile.
Chi pon cavolo d'aprile, tutto l'anno se ne ride.
But d'avril a'mpiniss nen ël baril. (Germoglio di vite d'aprile non riempie il barile)
Aprìl piuvént, gràñ ridént. (aprile piovoso, grano rigoglioso)
Se d'aprile a potar vai, contadino, molta acqua beverai e poco vino.
Aprìl nànca un fil ; magg adàşi adàşi ; giügn slàrga 'l pügn.
Avril fa 'l fior e maio ga l'onor, ma se maio fa il pecà, april vien incolpà.
Aprile non ti scoprire ; maggio adagio adagio ; giugno allarga il pugno
MAGGIO
Maggio soleggiato, frutta a buon mercato .
Se màgg l’é caldúñ, i cavalér saràn búñ. (se maggio è caldo, i bachi da seta saranno buoni « abbondanti »).
Màzzo çêxe a l'asàzzo, zùgno çêxe a pùgno (Maggio ciliegie all'assaggio, giugno ciliegie a pugno)
Chi pota di maggio e zappa d'agosto, non raccoglie né pane né mosto.
Màgg urtulàñ, tànta pàja e póch gràñ. (maggio ortolano « piovoso con tanta verdura », tanta paglia e poco grano)
Fango di maggio, spighe d'agosto.
A màg a càscia ànca i stàg. A maggio crescono anche le stacce
Quando maggio va ortolano, vale più il sacco che non il grano
Si lu ppiantone fiurisce a maggio vacce con lo carragghiu, se fiurisce de giugno vacce con lu pugnu
GIUGNO
Giugno, la falce in pugno; se non è in pugno bene, luglio ne viene.
LUGLIO
Di luglio è tardi a segare il grano
A lüi la tèra la büi. (a luglio la terra bolle « scotta »)
Lüj cún tanta tempèsta, póca üga in da la cèsta. (luglio con tanta grandine farà scarseggiare la produzione dell’uva)
AGOSTO
zappa la vigna in agosto se vuoi un buon mosto
in agosto bevi il vino vecchio e lascia stare il mosto
Chi dorme d'agosto, dorme a suo costo
la prima pioggia di agosto rinfresca il bosco
Agóst làsat mia ciapà in dal bósch. (agosto non farti sorprendere nel bosco « può piovere in un attimo violentemente »)
Poco mosto, vil d'agosto
Chi vuole aver del mosto, zappi le viti d'agosto.
Poco vino vendi al tino; assai mosto serba a agosto
Quando piove d'agosto, piove miele e piove mosto.
Una piuàva d’agóst la màza scìmas e mósch. (una pioggia d’agosto spazza via cimici e mosche)
Agóst la tèra la va róst. (agosto la terra va arrosto)
Agosto, s’è trebbiato e s’è riposto.
SETTEMBRE
Settembre, l'uva e il fico pende.
a settembre stacca tutto quel che pende
Sitémbar piuvént, véñ da niént. (settembre piovoso, vino da niente )
Chi lavora di settembre, fa bel solco e poco rende.
Quando 'l canta la sigala de setember, no sta' erompa biaa de reender. (Quando canta la cicala a settembre, non prender grano da rivendere.)
Di settembre e d'agosto, bevi il vin vecchio e lascia stare il mosto.
Canta di settembre e d'ottobre, vegnente il verno, nel quale tempo è mala cosa ai contadini trovarsi senza padrone.
A sitémbar acqua e lüna, pai fungiàtt l’é na furtúna. (a settembre acqua e luna, per i cercatori di funghi è una fortuna)
OTTOBRE
Ottobr d vnnegn ench i tin. (D'ottobre il vin nelle doghe)
A utúbar ghe da raghœi, castégn e fœi. (a ottobre c’è da raccogliere castagne e foglie)
NOVEMBRE
Se a nuémbar al fa già fréc, in ginàr ghe da sta in léc. (Se a novembre fa già freddo, in gennaio farà freddissimo).
Novembar ploiôs cjamp frutuôs, novembar glaçât mandi semenât (Novembre piovoso, il campo sarà fruttuoso; novembre ghiacciato dì ciao a ciò che si è seminato.)
Se per nuvembre ta n'é aré, tut l'an stsaré tribuléd
Nuémbar l'é caéñ, o sa pàga l'afìt o sa fa San Martéñ. (Novembre è Caino o si paga l'affitto o si fa San Martino.)
Nuémbar l'é mai cuntént, danànz al scàlda e dadré l'ufénd. (Novembre non è mai contento, davanti scalda e dietro fa freddo)
DICEMBRE
A Natale, mezzo pane; a Pasqua, mezzo vino.
A dicémbar fa i sómm, ste ghe i debìt se un catìv óm.
(a dicembre fai le somme, se hai i debiti non sai amministrare)
Se Nadēl l-è sèinza luna al vilàn l-avrà furtûna, se Natale sarà senza luna, cioè nuvoloso, il contadino avrà fortuna
ALLEVAMENTO
Dove son corna, son quattrini.
Chi investe nel sangue, la sera ride, la notte piange.
Chi non sa comprare compri giovane
Sulla gioventù non si fece mai male.
Cent'oche ammazzano un lupo.
A àsene vjìecchie, 'mmàste nòve. (Ad asino vecchio, sella nuova.)
Morte 'e lupo, salute 'e pecura.
Quando il gallo beve di state, tosto piove.
Quando il tempo si muta, la bestia starnuta.
Ël crin a l'è come l'avar: a sèrv da mòrt. (Il maiale è come l'avaro: è utile da morto)
Quando il gallo canta a pollaio, aspetta l'acqua sotto il grondaio.
Quande a vacca a l'arsa a testa, no sta goæi a arivâ a tenpesta (Quando la mucca alza la testa, sta arrivando la tempesta)
Piuttosto pecora giusta, che lupo grasso.
Non fu mai vista capra morta di fame.
È meglio dare e pentire, che tenere e patire (nella compravendita di bestiame )
Porco pulito non fu mai grasso.
Quando luce e dà il sole, il pastor non fa parole.
Quando luce e dà il sole, il pastor non fa parole.
Se la montagna métte lu cappellu, vinni la capra e compra lu mantellu, se la montagna se sbraca, vinni lu mantellu e compra la capra.
(Se la montagna si copre di neve vendi la capra e compra un mantello, ma se la neve si scoglie si scioglie vendi il mantello e compra la capra)
Con un par di polli, si compra un podere.
Priéut' e ppulle, n'n ze véde ma' satulle.( Preti e polli, non si vedon mai satolli)
La pecora ha l'oro sotto la coda.
La pecora sul culo è benedetta e nella bocca maledetta
La pecora sarebbe buona se la bocca l'avesse in montagna ed il cul in campagna.
La pecora è per il povero, non il povero per la pecora.
Le bestie vecchie muoiono nella stalla de' contadini minchioni.
Tri cvel ji è bel da znèn: e’ sumàr, e’ pôrc e e’ cuntadèn. (Tre son le cose belle quando sono piccine: l’asino, il maiale e il contadino.)
Dice il porco, dammi dammi, né mi contar mesi né anni.
Il maiale: Da vivo nessun profitto e da morto tutto
Il porco vuol mangiare sporco e dormire pulito.
Se canta e' gal fura d'oar, e' temp e' va in malora (il canto del gallo fuori orario è sintomo di maltempo)
Gallina vecchia senza tetto, non fu mai senza difetto.
Gallina vecchia, vuol galletto giovane.
Gallina pelata non fa uova.
Chi vuol l'uovo deve soffrire lo schiamazzo della gallina.
I SANTI CARI ALL’AGRICOLTURA …
Il lino per San Bernardino (20 maggio) vuol fiorire alto o piccino.
San Simone ( 28 ottobre) entra lu fruttu nto’ lu piantone
A San Rocco (16 agosto) la castagna si riconosce lontano un tiro di schioppo
San Simone stacca i buoi dal timone!
Per Santa Cristina (24 luglio) , la sménta tla sagína (semina la saggina)
Per San Gallo (16 ottobre) para via e non fai fallo. (conduci i bovi ad arare)
San Luca (18 ottobre) , cava la rapa e metti la zuca
Per San Luca chi non ha seminato si speluca.
Per san Luch ël tord a tramuda. (Per san Luca il tordo trasloca)
Per San Luca, la merenda è perduta, per Sant'Agata, la merenda è ritrovata
O molle o asciutto, per San Luca (18 ottobre) semina.
Per Sant'Andrea piglia il porco per la sèa (setola); se tu non lo puoi pigliare, fino a Natale lascialo andare
Le vache San Bernardin a-j pija, e San Michel a-j rend. ( San Bernardino (20 maggio) le mucche prende e San Michele (29 settembre) le mucche rende. Le date di partenze e rientro dall'alpeggio)
Sent Antoni (17 gennaio) un’ora bona (un ora in più di luce)
Per San Tomè, piglia il porco per lo piè..
Se al plûf il dì di sant’Ane, je tante mane ( se piove per Sant’Anna (il 26 luglio) è tanta manna)
Per Santa Croce e San Cipriano semina in costa e semina in piano. (Proverbio spagnolo)
Per Santa Maria Maddalena (22 luglio) si taglia la vena.
A San Lorenzo l’uva si tinge.
Da San Lorenzo (10 agosto) si sbraccia il granturco.
Per Sant'Urbano (25 maggio) tristo quel contadino che ha l'agnello in mano.
A San Martino (11 novembre) ogni mosto è vino.
A San Martino la sementa del poverino
L'istéda ad San Martén la dura tre de e un punctén (l’estate di San martino dura 3 giorni e un pochettino)
A San Martéñ , l'invèrnu l'é vişéñ. (A San Martino l'inverno è vicino).
San Clemente, spetti la semente
Per San Lurenz ( 10 agosto ) una gran buleura ma andend il la poc la deura (per San Lorenzo un gran caldo ma dura pochi giorni)
L'invènu a San Clement (12 novembre), al càscia un dénc. ( L'inverno a San Clemente caccia un dente)
a santa Eufemia (16 settembre ) si comincia la vendemia
A Santa Caterina (25 novembre) o l'é név o l'é brìna. (A Santa Caterina o è neve o è brina.)
Pe’ santa Catarina, pia la scala e ccamina
Chi vuole un'oca fina, a ingrassare la metta a Santa Caterina.
Per Santa Caterina lasciala Ghianna e va alla nerina
Per Santa Caterina la bianca e la nerina (cogli tutto, arriva il freddo)
Par Santa Catarena o che neva o che brena o che tira la curena o che fa la paciarena
Al dìş ul fréc: se par Sànt Andrea a vegni nó, par Sànt Ambrœş a falìsi no. Dice il freddo: se per San Andrea non verrò, per San Ambrogio non fallirò.
A Sant Andrea al carega (30 novembre), múnta 'l fréc sü la cadréga. (A San Andrea, il freddo sale nella sedia.)
Per santa Liparata l’uliva è noliata
Per l’Assunta l’oliva è unta
Par San Barnabà, l'u vén e al fiòur va. (arriva l’uva e se ne va il fiore)
Se piôv par San Barnabà, l'uva bianca la s'n'in va; se piôv matena e sera, u s'n'in va enca la nera.
A San Marco (25 aprile) il baco a processione
A San Marco nato, a San Giovanni assetato.
De sanda Mechèle, l’uve iè ccome o mmèle.. ( A s. Michele l’uva è come il miele)
Chi vuole il buon bacato, per San Marco o posto o nato
Da San Gallo (16 ottobre) ara il monte e semina la valle.
Se vuoi la buona rapa, per Santa Maria (15 agosto) sia nata.
San Matie s'al cjate glace le pare-vie e se no 'n' cjate in' fâs vignî ( San Mattia, se trova il ghiaccio lo porta via, se non lo trova, il ghiaccio si rinnova)
A Sant'Anna (26 luglio) i faxeu montan in sciâ canna, da Sant'Anna in sciù no ghe ne monta ciù (Fino a Sant'Anna i fagioli s'arrampicano sulla canna, da Sant'Anna in poi non se ne arrampica più)